Cuba
misera e nobile, vestita del barocco dei suoi sontuosi palazzi dipinti dai graffi rossi e blu dei panni stesi, i vecchi alle finestre con gli occhi persi lontano, oltre il mare....
Cuba, vibrante e sensuale nel “Malecon” a cui l’Atlantico regala, ad ogni onda che incessantemente si infrange sulle vecchie mura, l’arcobaleno di mille gocce che, come diamanti, si riversano sulla strada e sui volti dei bambini dai grandi sorrisi bianchi e i piedi nudi...ma solamente al tramonto, da una terrazza sui tetti dell’Havana, un velo di tristezza scenderà lieve sul cuore, mentre due ombre, teneramente allacciate, si muoveranno sinuose sulle note malinconiche di una “trova” per svanire poi, confuse, nella notte...
L’intima anima di Cuba si racchiude nella leggenda degli Orishas, un’anima dolce e insieme tagliente, possente e vitale come i riti dell’antica “santeria”, la religione africana che accompagnò gli schiavi africani nel loro viaggio verso quella terra appena scoperta, quell’isola lontana che si sarebbe trasformata per sempre nella loro patria ed in quella dei figli dei loro figli.